Il terzo dei sette passi in preparazione al Forum di Etica civile. Leggi i primi due passi: politica e cittadinanza
Se la globalizzazione è segnata dal pluralismo, la dimensione religiosa ne è l’aspetto più visibile, nella dimensione pubblica e nel quotidiano di uomini e donne. Ma tanta diversità non è un problema per un’etica civile che parla soprattutto il linguaggio universale dei diritti e dei doveri? Come disegnare un orizzonte condiviso quando parole e simboli sono così differenti? Ma soprattutto come evitare che la componente di assolutezza che è di ogni religione divenga contrapposizione e violenza?
Una prospettiva civile dovrà affermare tenacemente che la città è sempre luogo d’incontro tra diversità, che le parole differenti non sono intraducibili, che il dialogo è possibile. Dovrà ricordare che al cuore di tante esperienze religiose sta la Regola d’Oro, chiamata condivisa alla reciprocità e all’ascolto, all’accoglienza dell’altro nella pace, all’attenzione per l’autorità dei sofferenti.
Se sanno abitare tale prospettiva, le religioni non sono affatto minaccia al bene comune, ma al contrario preziose fonti di ispirazione, contributi ad un’etica civile che la sostengono nell’attenzione per le grandi questioni che essa si trova di fronte.
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