Al Forum di Etica Civile in corso a Milano, la mattinata di domenica 2 aprile si è aperta con le relazioni di Gherardo Colombo, magistrato in pensione e fondatore dell’associazione “Sulle regole”, e Antonio Autiero, filosofo e teologo dell’Università di Münster. Entrambi hanno preso spunto dal titolo della sessione, “Ritrovare la politica”.
«Se occorre ritrovare la politica – ha sottolineato Colombo – significa che la politica si è persa. O forse è più corretto dire che ci siamo persi noi. O ancora meglio dobbiamo riconoscere che un certo tipo di politica, coerente con un determinato modello di società, non l’abbiamo ancora trovata. Siamo infatti stati abituati per secoli a vivere in una società fondata sulla discriminazione, e questa mentalità è ancora dentro di noi».
L’ex-magistrato di Mani pulite si è soffermato in particolare sul valore cruciale dell’articolo 3 della Costituzione italiana- «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge» – ricordando come questa affermazione, che trova numerosi echi in Dichiarazioni internazionali successive, sia arrivata pochi anni dopo le leggi razziali del 1938 e altre evidenti negazioni della pari dignità umana. Un principio straordinario, che però deve ancora in gran parte essere applicato: «Non siamo ancora capaci di gestire una società in cui le persone hanno pari dignità. Forse non abbiamo ancora nemmeno compreso cosa significa essere cittadini. I cittadini, per essere tali, devono esercitare la loro sovranità. Invece molti cittadini preferiscono essere sudditi. E poi pensiamo ai tanti ambiti – le relazioni internazionali, la sanità, la scuola, il sistema giudiziario – in cui questo principio è tradito. Questo perché siamo ancora imbevuti di una cultura che considera normale la discriminazione tra le persone».
Si tratta dunque di trovare, prima ancora di una nuova politica, una nuova cultura: «Si tratta – ha concluso Colombo – di riconoscerci, prima ancora di riconoscere l’altro, di riuscire a capire che cosa pensiamo veramente dell’essere umano: lo pensiamo come un bambino che ha bisogno della mamma? Come un suddito? Oppure come un essere adulto, persona responsabile della sua libertà? Questo riconoscimento, conseguenza dell’affermazione della dignità universale dell’uomo, è la base dello stare insieme».
Come Colombo, il professor Autiero ha iniziato la sua relazione facendosi interrogare dal titolo dell’incontro, ricordando che non si tratta di farsi prendere dalla nostalgia di un passato smarrito. Ogni epoca deve trovare una nuova politica, un orizzonte ispirativo del nostro stare insieme che non ha mai una compiutezza definitiva.
Il docente italo-tedesco si è poi soffermato sui concetti chiave di politica, cittadinanza, città, appartenenza, arrivando a formulare una originale definizione di politica: «L’arte della cura delle relazioni tra soggetti riconosciuti, in vista del bene comune, in una città resa abitabile». Questa concezione è il fondamento di un’etica ecologica che cambia il proprio orizzonte: «Con questo riferimento alla cura, alla “logica della casa ” – ha spiegato – l’etica ecologica diventa l’etica fondamentale della vita sociale: non più solo una delle branchie dell’etica applicata».
Con riferimento al tema delle regole (nomos), Autiero ha sottolineato come queste da sole non bastino e richiedano alla politica un lavoro immane di aggiornamento. «Servono allora degli strumenti compensatori, non sostitutivi delle regole – ha concluso -: un ethos collettivo e il pathos, ovvero la presa in cura, lo sguardo sull’altro, il chinarsi sulla vulnerabilità dell’altro. Così possiamo ritrovare la politica, o meglio trovare una politica nuova, buona per l’oggi e forse anche per il domani»