In preparazione del III Forum di Etica Civile che si terrà sabato e domenica a Firenze pubblichiamo il testo che raccoglie le riflessioni e i riferimenti condivisi dai soggetti promotori da cui poi è stato redatto il testo del Patto che sarà discusso nei gruppi di lavoro durante il Forum.
PremessePattoEticaCivile2019 (PDF)
Verso un patto tra generazioni: un presente giusto per tutti
Coordinamento di Etica Civile
In occasione del Forum di Etica Civile (Firenze 16-17.11.2019) sottoscriveremo il Patto tra generazioni. Questo testo raccoglie le premesse ed i riferimenti condivisi che ci hanno portato a elaborarlo.
Premesse
Viviamo un tempo complesso, ricco di tensioni e opportunità che orientano in direzioni diverse. Se proviamo a leggere con attenzione i segni dei tempi, in un discernimento attento e puntuale scopriamo importanti segnali di speranza – vere potenzialità di cambiamento rispetto a quegli elementi di ingiustizia che pure segnano profondamente il presente e le vite di chi lo abita.
- Pensiamo, ad esempio alla forza della cittadinanza responsabile, attivamente praticata da uomini e donne di generazioni diverse, espressione di una cultura della partecipazione alla vita civile, ma anche germe di una politica lungimirante, generosamente orientata al bene comune ed alla giustizia.
- Si esprime qui il desiderio di superare un approccio segnato da dinamiche conflittuali e contrappositive, troppo spesso animate da un linguaggio d’odio che rende ciechi alle esigenze della pace, impedendo di percepire le novità emergenti e di accogliere la ricchezza della pluralità.
- Dà speranza in tal senso l’emergere incipiente di una soggettività giovanile attenta al bene comune (si pensi ai Fridays for Future), creativamente disponibile all’incontro ed alla comunicazione, oltre le differenze geografiche e culturali.
- È una reazione promettente alla progressiva marginalizzazione in atto delle nuove generazioni: indebolite sul piano demografico da una fase di transizione che ancora non sembra assestata, esse sono soprattutto in difficoltà a trovare riconoscimenti e forme non precarie di valorizzazione del loro apporto di creatività, specie nel mondo del lavoro e della ricerca. Permane purtroppo nella generazione degli adulti una resistenza al cambiamento che fatica a condividere spazi e responsabilità.
- Ma la vitalità giovanile indica anche la coscienza crescente di una grave emergenza ambientale, che ha nel mutamento climatico una delle componenti più problematiche – per questa e per le prossime generazioni.
- Da pure speranza la vivacità di un’economia civile, responsabile e circolare, espressione di una capacità d’impresa non finalizzata al solo profitto, ma centrata sul bene comune e sulla valorizzazione delle risorse ambientali, sostenuta da una finanza eticamente responsabile. Certo occorrono anche nuovi modelli teorici, che diano rigore alle intuizioni che animano tante pratiche emergenti.
- Esse esprimono una volontà di intraprendere che sa guardare aldilà di un’economia ineguale, incapace di garantire a tutti benessere in forme solidali, sostenibili ed attente alla diversità di genere e di offrire opportunità di lavoro dotato di senso e qualità a chi avrebbe talenti e competenze da mettere a servizio degli altri.
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- Importante riflettere in tal senso sui diritti umani di chi lavora, anche nel Sud del mondo, superando le gravi contraddizioni presenti in tale ambito.
- Merita una positiva attenzione anche l’azione di tante città – e reti di città – per l’ambiente, l’accoglienza, l’educazione, il recupero e la valorizzazione delle periferie, attraverso reali percorsi partecipativi ed inclusivi. Spesso tali dinamiche si realizzano in patti di comunità, che sul territorio promuovono anche l’incontro delle generazioni.
- Tali pratiche contrastano efficacemente un degrado urbano diffuso, che intreccia una dimensione sociale con una forte vulnerabilità alle dinamiche ambientali. Grazie ad esse è pure possibile rispondere alla domanda di legalità, così avvertita nelle nostre città, a fronte di fenomeni spesso contraddittori (si pensi alla diffusione dell’evasione e dell’elusione fiscale, così come alle diverse forme di ecomafia).
- Fondamentale la permanente opportunità di futuro offerta dall’orizzonte europeo coi positivi valori che lo informano, ben distanti dalle secche del sovranismo nazionalista. Per i giovani, ma non solo per essi, è una vera vocazione di pace, che essi sono chiamati ad inverare nella concretezza delle loro esistenze.
- Quella europea è una realtà bisognosa di ripresa e ripensamento, ma anche un’opportunità importante per collocarsi in un contesto internazionale segnato da numerosi conflitti, che sembra talvolta aver rinunciato a affrontarli in forme pacifiche.
- Pensiamo, infine, alla ricchezza dell’incontro che vive in tante esperienze di dialogo tra comunità legate a culture e religioni diverse, ma spesso accomunate da una volontà di ricercare e promuovere fratellanza; l’accoglienza nei confronti di chi chiede ospitalità diviene allora occasione di arricchimento e di crescita nella condivisione.
- Si esprime qui la volontà di andare oltre una cultura autocentrata ed allergica all’alterità, oltre la tentazione del ripiegamento sulle comunità nazionali, per una cura dell’altro che vada aldilà dei confini.
Oltre le risposte inadeguate, domande forti
La lettura del nostro tempo si declina, dunque, nel segno di una complessità a luci ed ombre, ma non è questo un motivo per rassegnarci a risposte inadeguate di fronte ad essa. Seppure anche noi stessi siamo coinvolti nella contraddittorietà appena accennata, tuttavia confidiamo tenacemente nella possibilità di governare un cambiamento ricco di senso. Diciamo dunque no
- alla disperazione che rinuncia alla possibilità di un domani diverso, per sé e per la società;
- a quell’indignazione fine a se stessa che non giunge a farsi elaborazione competente di progetti d’azione;
- alle reazioni identitarie, che non affrontano le negatività, ma si limitano ad additare altri come responsabili, individuando nemici e capri espiatori da odiare, spesso in forme discriminatorie o peggio razziste;
- a quel ripiegamento autocentrato che spezza il legame comunicativo tra le generazioni, impedendo sia di valorizzare la sapienza dei più esperti che le aspirazioni dei giovani.
Crediamo invece che occorra operare valorizzando appieno le positive realtà che emergono in questo tempo. Sono come germogli da coltivare, nella speranza, finchè divengano fattori trasformativi anche degli elementi più contraddittori. Per questo ci lasciamo muovere da domande forti: “che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?” (Laudato Si’, n.160); quale futuro desideriamo? Si tratta di chiedersi come fare alleanza tra le generazioni, per costruire assieme comunità inclusive, solidali, sostenibili, oltre le parzialità; come far fermentare positivamente anche quelle che attualmente si presentano come realtà conflittuali (a partire proprio da quella intergenerazionale), cercando forme di mediazione alte. Si tratta insomma di interpretare il bene comune in forme tali da disegnare sintesi lungimiranti e politicamente viabili.
Responsabilità, tra le generazioni
Da tali questioni ci sentiamo interpellati nella nostra responsabilità di soggetti interdipendenti, che stanno tra le generazioni, chiamati a trasmettere a quelle future il dono ricevuto dalle precedenti.
- Ci scopriamo persone-in-comunità, che possono vivere vita buona solo entro istituzioni giuste, in un rapporto armonioso con la terra che ci porta ed in una ricca condivisione di esperienza tra le generazioni, oltre il gap comunicativo. Riconosciamo in tal senso tutta la rilevanza della nozione di ecologia integrale della Laudato Si’, che invita a esplorare e diffondere una cultura della relazionalità, interpretando in tal senso il complesso intreccio tra la dimensione sociale, quella politica e quella ambientale. In tale prospettiva scopriamo di non bastare a noi stessi, ma di essere radicati in una dinamica generativa, che chiama alla responsabilità personale ed assieme alla corresponsabilità.
In essa riconosciamo tra l’altro la migliore risposta alle altre domande poste da Laudato Si’: “a che scopo passiamo da questo mondo? Per quale fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo?” (LS 160).
- Sono interrogativi cui la fede cristiana – così come l’Islam e l’ebraismo – risponde col rimando al Creatore misericordioso e padre di tutti, ma che sono condivise anche da altre tradizioni spirituali e di pensiero. A partire da esse si aprono quindi spazi per un dialogo tra soggetti diversi, ma anche per agire condiviso, nel segno della fraternità. Si apre in particolare lo spazio per un’educazione condivisa alla responsabilità, che vivrà di buone argomentazione, ma anche di buone testimonianze e buone pratiche, vissute e narrate anche in dimensione intergenerazionale.
I segni di speranza che abbiamo colto ci impegnano insomma ad andare oltre, sostenendoli e condividendoli in un rinnovato patto intergenerazionale.
- I cambiamenti in atto, infatti, vanno governati con una politica lungimirante, per la positiva crescita di una città abitabile per tutti: uomini e donne; bambini, giovani, adulti ed anziani. Ed anzi in un tempo di cambiamento andrà sottolineata la disponibilità a dinamiche di innovazione sociale e ricambio generazionale, nelle quali i tradizionali ruoli possano anche modificarsi, aprendo spazi inediti di esplorazione del futuro. Occorre in tal senso sostenere creative forme di agire condiviso, che sappiano mettere in comune i valori celati in pratiche di segno diverso, a ritessere una ricca rete di etica autenticamente civile.
Un’etica civile – radicata nella realtà del vivere assieme e ad essa fedele – si trova insomma sfidata dalla realtà dell’interazione tra generazioni in tempi di cambiamento, che chiede trasformazioni profonde alle forme della convivenza. Il Patto che sottoscriviamo indica le principali direzioni in cui dovrà dispiegarsi tale dinamica di rinnovamento, per la costruzione di un presente davvero giusto per tutti.
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