Navigare in Rete attraverso computer e smartphone per informarsi, svagarsi o comunicare costituisce ormai un’esperienza quotidiana per i giovani. Ma non sono certo gli unici, perché nel mondo digitale si affacciano sempre più spesso anche i più grandi di età, con le loro curiosità, esigenze e timori. Le giovani generazioni possono divenire “maestre” dei più anziani nella scoperta della Rete e del suo utilizzo? A quali condizioni il digitale può favorire l’incontro tra generazioni diverse? Nel numero di ottobre, Aggiornamenti Sociali, rivista e think tank dei gesuiti, tra i promotori del Forum di Etica Civile, pubblica un approfondimento di Simone Carlo e Francesco Bonifacio, rispettivamente ricercatore e dottorando dell’Università Cattolica di Milano: un articolo direttamente legato ai temi dell’appuntamento di Firenze. Di seguito la parte iniziale dell’articolo; qui l’articolo integrale.
L’Italia è un Paese anziano – più di un quinto della popolazione è over 65 – che invecchia sempre più, sia per l’aumento delle aspettative di vita sia per la decrescente natalità (cfr. ISTAT, Rapporto annuale 2017. La situazione del Paese). Allo stesso tempo il nostro Paese è digitalizzato in maniera diseguale: le giovani generazioni italiane sono altamente tecnologiche (l’89,4% degli under 24 naviga in Internet regolarmente, in linea con la media europea del 92,2%), ma solo il 25,8% degli over 65 ne fa uso (cfr. Commissione europea, Europe’s Digital Progress. Report 2017), una percentuale molto bassa se comparata con la media del 38,5% nei 28 Paesi della UE (comprensiva quindi anche dei Paesi più poveri dell’Europa orientale) e con gli Stati dell’Europa occidentale, che registrano ampiamente sopra il 40% di anziani connessi. Questi dati mostrano come in Italia il divario digitale tra le generazioni sia molto forte (CENSIS, 15° Rapporto sulla comunicazione), con una (sempre più) radicale differenza tra i mezzi di comunicazione utilizzati dai giovani e quelli fruiti dagli anziani, rendendo di fatto le diete mediali molto eterogenee e le fonti di intrattenimento e di approvvigionamento delle notizie, spesso, inconciliabili. In questo contesto, le istituzioni private e pubbliche, a livello locale e nazionale, sono impegnate a diffondere la cultura digitale tra gli over 65, spesso con risultati alterni e scontando, anche nel campo delle politiche e delle ricerche, un ritardo di circa dieci anni rispetto ad altri Paesi più digitalizzati.
Questa situazione solleva interrogativi sui fattori che ostacolano l’adozione delle ICT (Information Communication Technology) da parte della popolazione più anziana e sulla reale capacità delle tecnologie digitali di fornire risorse culturali e relazionali utili ad accompagnare forme di invecchiamento attivo (active ageing). Le ICT sono senz’altro uno strumento per garantire un maggiore benessere e una migliore qualità della vita per le persone anziane, ma in alcuni casi i discorsi pubblici e le politiche italiane ed europee sembrerebbero forzare in modo normativo le prospettive di adozione delle tecnologie digitali da parte dei più anziani, senza che la ricerca abbia ancora effettivamente dimostrato in quali contesti queste possano davvero produrre i benefici attesi. In questo senso, risulta opportuno affiancare a una riflessione sui fattori (individuali e sociali) che ostacolano o favoriscono la diffusione di Internet e computer tra gli over 65 anche una valutazione su rischi e le opportunità percepiti nell’uso dei media digitali.
I media digitali nella vita degli anziani: usi e competenze
Nel 2015 un gruppo multidisciplinare dell’Università Cattolica ha svolto una ricerca su un campione rappresentativo di italiani tra i 65 e i 74 anni. Nella elaborazione dei dati, OssCom – Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica – si è concentrato sul sottocampione degli utenti Internet anziani, i cosiddetti silver users, per meglio comprenderne usi e competenze. Dalla ricerca emerge che solo il 17,5% di loro dichiara di possedere e usare un computer portatile personale, il 16,7% un computer fisso. Maggiore è la diffusone degli smartphone, che supera il 70%, ma meno del 10% degli anziani dice di utilizzarlo per connettersi regolarmente a Internet.
I dati sulle dotazioni tecnologiche diventano più interessanti in correlazione all’età (discriminando fra due sub-coorti: 65-69 e 70-74 anni) e al genere: gli uomini tra i 65-69 anni possiedono e usano maggiormente il computer e Internet rispetto alla coorte più anziana e alle donne. Al di là di un problema di disuguaglianza di genere, questo divario può essere favorito dalla differente condizione lavorativa: infatti, come emerge dal questionario OssCom, oltre il 20% dei maschi over 65 lavora almeno saltuariamente (contro il 7% delle donne) ed è quindi possibile che ciò comporti l’uso di un computer. Inoltre, la fascia 65-69 anni è cresciuta in un mercato del lavoro più digitalizzato rispetto a quella tra i 70 e i 74, maturando una maggiore propensione al possesso e all’uso di tecnologie della comunicazione: il 19,5% degli uomini over 65 dichiara di accedere a Internet dal lavoro; il 49,8% degli anziani utilizzatori, sia uomini sia donne in entrambe le fasce considerate, afferma di aver imparato a usare il computer al lavoro. Il 43,4% degli anziani che oggi usa un computer ha dunque iniziato a farlo prima dei 50 anni, il 28,3% tra i 50 e i 59 anni, il 19,1% tra i 60 e i 64 anni. Solo il 9,2% sono “nuovi” ICT user (hanno iniziato a usare il computer dopo i 64 anni), con una significativa differenza tra maschi e femmine: appena il 6,8% degli uomini contro il 12,8% delle donne. Questi dati indicano che gli anziani che hanno dimestichezza con il computer e Internet hanno alle spalle una consolidata biografia d’uso. Non sono “nativi” del mondo digitale, ma “immigrati” di lungo corso che, confrontandosi con l’evoluzione del nuovo mondo informatico e delle ICT, potrebbero portare con sé competenze, approcci e resistenze influenzati dalla propria storia di utenti. Il mondo degli anziani ICT user, dunque, lungi dall’essere monodimensionale, sembra essere formato da strati e ondate di utenti che arrivano a computer, tablet, Internet, Web 2.0 da percorsi biografici di adozione delle ICT profondamente diversi e sedimentati nel tempo.
Un elemento interessante riguarda la frequenza di utilizzo di Internet da parte degli over 65. Dalla ricerca dell’Università Cattolica emerge come il 71% degli anziani che dichiarano di connettersi a Internet lo faccia quasi tutti i giorni. La maggioranza dei soggetti anziani che accedono a Internet sono quindi heavy user: una volta varcata la soglia dell’ambiente delle ICT si diventa utenti a tutti gli effetti, maturi e non occasionali. La comparazione con i dati Eurostat 2017 lo conferma. Il 90,3% degli anziani italiani (65-74 anni) che dichiara di aver utilizzato Internet almeno una volta negli ultimi 3 mesi si connette (almeno) una volta al giorno, contro il 74,5% della media europea a 28 Stati. Un dato che sottolinea un’eccentricità del caso italiano, rendendo i pochi anziani digitali italiani i più forti utenti europei di Internet per la frequenza di utilizzo.
Ulteriori interessanti spunti arrivano dall’analisi dei dati circa le attività che i nostri anziani svolgono in Rete. La lettura di notizie è l’attività più diffusa nel nostro campione (79,2%), seguita dall’uso dell’e-mail (74,9%) e dalla ricerca di informazioni sulla vita quotidiana (63,9%), in particolare per quanto riguarda il benessere personale. Infatti, il 53,1% dichiara di utilizzare Internet per cercare aggiornamenti sulla salute e il 29,1% sulle proprie patologie. Inoltre, il 44,5% del campione “digital” dice di usare Internet per pratiche amministrative, con un interessante 16,5% di utenti che prenota visite e consulta la propria cartella clinica on line.